mercoledì 27 novembre 2019

06) Phnom Phen CAMBOGIA

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Phnom Penh Storia
Secondo la leggenda, la città di Phnom Penh venne fondata quando un’anziana donna di nome Penh trovò quattro statue del Buddha sulle sponde del Mekong. La donna collocò le effigi su una collina nelle vicinanze; il centro abitato che sorse intorno a esse fu chiamato Phnom Penh (Collina di Penh).
Tra il 1430 e il 1440 il centro dell’impero khmer, Angkor, fu abbandonato e Phnom Penh divenne la nuova capitale.
Angkor, infatti, si trovava in una località poco favorevole al commercio e soggetta agli attacchi del regno siamese (thai) di Ayuthaya. Phnom Penh, invece, occupava una posizione più centrale nei territori khmer, ideale per i commerci fluviali con il Laos e la Cina che passavano per il delta del Mekong.
Intorno alla metà del XVI secolo la florida attività commerciale aveva già trasformato Phnom
Penh in un centro di primaria importanza, verso cui convergevano mercanti indonesiani e
cinesi. Un secolo più tardi, tuttavia, il regno cambogiano, privo di sbocchi sul mare e sempre
più isolato, si trovò a fare da cuscinetto tra le nascenti potenze thai e vietnamita, fino alla
conquista francese nel 1863.
Il protettorato francese conferì a Phnom Penh l’aspetto attuale. La città fu suddivisa in
distretti o quartiers. I commercianti francesi, ed europei in genere, si stabilirono nella zona a
nord del tempio di Wat Phnom, tra Monivong Blvd e il Tonlé Sap. Quando i francesi se ne
andarono nel 1953, lasciarono in eredità diversi monumenti tra cui il Palazzo Reale, il Museo
Nazionale, lo Psar Thmei (Mercato Centrale) e diversi imponenti edifici pubblici.
Nel periodo di pace successivo all’indipendenza, sotto il regno di Norodom Sihanouk, la città
crebbe rapidamente arrivando a contare 500.000 abitanti nel 1970, anno in cui il monarca fu
deposto. Quando la guerra del Vietnam si estese anche al territorio cambogiano, la capitale
si riempì di profughi al punto da raggiungere, all’inizio del 1975, una popolazione di quasi tre
milioni di persone.
I khmer rossi si impossessarono della città il 17 aprile 1975, attuando subito il loro
programma di rivoluzione radicale e forzando la popolazione della capitale a trasferirsi nelle
campagne. In quei primi giorni di ‘liberazione’ intere famiglie furono smembrate e deportate.
Durante il periodo della Kampuchea Democratica, decine di migliaia di abitanti di Phnom
Penh – compresa la stragrande maggioranza della classe più colta e preparata furono uccisi
e la popolazione della capitale non superò mai le 50.000 unità, componendosi per lo più di
membri anziani del partito, operai dell’industria e ufficiali fedeli al regime.
La città cominciò a ripopolarsi nel 1979 con l’arrivo dei vietnamiti, anche se inizialmente
restò sotto il controllo del nuovo governo.
Se nel corso di buona parte degli anni ’80 per le strade circolavano più mucche che
automobili, gli anni ’90 furono invece caratterizzati da un boom economico, che riguardò
però solo alcune classi sociali: con l’intervento dell’UNTAC (United Nations Transitional
Authority in Cambodia, Autorità di Transizione delle Nazioni Unite in Cambogia) affluirono
nel paese circa due miliardi di dollari, in gran parte sotto forma di stipendi pagati a
dipendenti stranieri.
Venendo a oggi, i cambiamenti più sostanziali per Phnom Penh hanno avuto inizio negli
ultimi 20 anni, con la riparazione delle strade, la costruzione di fognature, l’inaugurazione di
nuovi parchi e la riqualificazione di alcuni tratti del lungofiume. Molte zone stanno vivendo un
grande rilancio economico, come dimostrano la realizzazione di grattacieli, l’arrivo di
investitori che prima prediligevano Bangkok e Hanoi, e l’apertura di ristoranti esclusivi.
Phnom Penh è rinata e all’orizzonte si profilano altre novità importanti.





















Palazzo Reale (Royal Palace)
Caratterizzato dai classici tetti khmer e da ricche decorazioni dorate, il Palazzo Reale domina il piccolo skyline di Phnom Penh. Si tratta di una struttura imponente nei pressi del lungofiume, che mostra una notevole somiglianza con il suo omologo di Bangkok.
Essendo la residenza ufficiale del re Sihamoni, alcune parti sono chiuse al pubblico. La Pagoda d’Argento, adiacente al palazzo, è invece accessibile.
I visitatori sono tenuti a indossare pantaloni che coprano le ginocchia e magliette o camicie con
maniche fino al gomito (in caso contrario devono acquistare un sarong alla biglietteria).
Si accede al complesso dalla parte orientale, presso il Padiglione Chan Chaya, dove un
tempo venivano messi in scena spettacoli di danze cambogiane.
Il richiamo maggiore del palazzo è la Sala del Trono, sormontata da una torre alta 59 m che
si ispira al Bayon di Angkor. La sala è utilizzata per le incoronazioni e altre cerimonie, come
la presentazione delle lettere credenziali da parte dei diplomatici stranieri.
Molti oggetti che la adornavano sono stati distrutti dai khmer rossi.
La curiosa struttura in ferro a sud della Sala del Trono (poco adatta al clima cambogiano)
è il Padiglione di Napoleone III, dono dell’imperatore francese al re Norodom.

Pagoda d’Argento TEMPIO BUDDHISTA (Silver Pagoda)
All’interno del complesso del Palazzo Reale sorge la Pagoda d’Argento, nota anche con il nome di Wat Preah Keo o Tempio del Buddha di Smeraldo. Si chiama così per il pavimento ricoperto da 5000 piastrelle d’argento del peso di 1 kg ciascuna (per un totale di cinque tonnellate di scintillante metallo).
La scalinata che sale all’edificio è costruita in marmo italiano. All’interno, il Buddha di
Smeraldo, in cristallo Baccarat, siede su un piedistallo dorato posato su un’alta pedana.
Si aggiunge a questi tesori un Buddha d’Oro a grandezza naturale ornato da 2086 diamanti,
il più grande dei quali è da 25 carati. Realizzato nei laboratori del palazzo intorno al 1906,
il Buddha d’Oro pesa 90 kg. Di fronte, all’interno di una teca in formica, si trova uno stupa in
miniatura in oro e argento che contiene una reliquia del Buddha portata dallo Sri Lanka. A sinistra si trova un Buddha di bronzo di 80 kg e a destra uno d’argento.
All’estrema destra, alcune statue in oro massiccio raccontano la storia del Buddha.
La pagoda fu edificata in legno nel 1892 durante il regno di Norodom, il quale pare si fosse
ispirato al Wat Phra Kaew di Bangkok, e ricostruita nel 1962. Fortunatamente fu risparmiata
dalla furia distruttiva dei khmer rossi, che desideravano dimostrare al mondo esterno il loro
interessamento per la tutela delle ricchezze culturali della Cambogia.
Sebbene nel caos che seguì l’invasione vietnamita oltre la metà del suo contenuto sia
andata perduta, rubata o distrutta, ciò che rimane è spettacolare. La pagoda è infatti uno dei
pochi luoghi della Cambogia in cui si possono ancora ammirare autentiche testimonianze
della ricchezza e dello splendore dell’antica civiltà khmer.
Lungo le pareti sono allineati splendidi esempi di artigianato khmer, tra cui maschere
decorate, usate nella danza tradizionale, e decine di Buddha d’oro.
























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